martedì 25 marzo 2014

Ferrara, la maratona che non ti aspetti...

Quando meno te lo aspetti puoi inciampare in quel sogno che credi attenderai ancora per molto tempo, pensi di non aver ancora sudato abbastanza, sei convinto che ci vorranno mesi e forse anni,  invece arriva. Certo ci hai sempre creduto ma non ne avevi mai parlato ad alta voce e a distanza di qualche giorno ancora non te ne capaciti, eppure è tutto vero…"ti ho abbattuto dannato muro, nemmeno tu te l'aspettavi, sconfitto in una domenica di marzo, in una città come altre, in un percorso senza pubblico"

Programmiamo maratone in città bellissime, capitali europee, scegliamo quelle più partecipate con percorsi veloci da tempi record. Torniamo a casa vincitori e a volte vinti, anche quando nella pratica nessuno vince e tutti perdiamo perché il vincitore è chi arriva primo ma nella maratona se sei vincitore o vinto lo sa solo il tuo cuore.
Mai come in altre competizioni il detto “l’importante è partecipare” trova la sua conferma nella gara dei 42195 metri.
La vittoria spesso è stabilire il proprio record, per altri è il portare a casa un’altra medaglia, per molti amatori, me compreso, è il superamento dei famosi muri cronometrici: il muro delle 4 ore, il muro delle 3 ore e mezza ed infine il fatidico ed invalicabile muro delle 3 ore, il “Santo Graal” del maratoneta amatoriale, il limite che ti permette di avere anche tu uno 02 sulle prime cifre del tempo come i veri top runner, poco importa se il minutaggio è poi altissimo.

Da quando lo scorso novembre ho superato il muro delle 3 ore e mezza fermando il cronometro della maratona di Valencia in 3:26:39 la mia mente e tutto il mio corpo si sono settati automaticamente in modalità “social” #murodelle3orestoarrivando.
Sapendo che la strada sarebbe stata dura e soprattutto lunga perché più si cerca di avvicinarsi alle 3 ore, più loro (le tre ore), esercitano una forza uguale e contraria tale che la fatica risulti disumana....è per questo che, nel nostro gruppo, chi lo abbatte acquisisce il prefisso “Top” davanti alla parola “runner”.

Così dopo Valencia in accordo con tutto il gruppo Spakkazza si è deciso di tentare la sorte il prossimo 13 aprile in territorio austroungarico, per la precisione nella bellissima Vienna, terra di arte, cultura e musica ma per quel che mi riguarda patria della Wiener Schnitzel e della Sacher Torte.

In accordo con il mio coach, nonché podologo, amico e recentemente soprannominato “il profeta” Antonino, mettiamo giù una tabella di allenamenti tosti e particolari che prevedono anche giornate in pista d’atletica, il tutto per avvicinarci al tanto bramato limite, ben coscienti che non sarò in grado di provarci in aprile ma che un reale tentativo si potrà fare nel prossimo periodo autunnale.

Come tutte le preparazioni anche la mia prevede alcune mezze maratone ed i fatidici lunghi, 3 per l’esattezza.
Dopo un'ottima prestazione alla mezza maratona di Verona con 1:26:15 anche i primi due lunghi superano ogni più rosea aspettativa “proiettandomi” ma che dico, preso di peso, strizzato (dato che ho perso altri kg) e catapultato a competere con il nostro mitico “Presidente”, recordman dello Spakkazza con 3:09.
In balia dei più subdoli commenti e pettegolezzi del gruppo, volti a sovvertire logiche di potere e condizionare scommesse clandestine sull'esito della prossima maratona di Vienna, mi accingo a preparare l’ultimo lungo alla maratona di Ferrara in compagnia del già 4 volte Ironman “Ironbeppe”, altra cavia del profeta e dei suoi esperimenti. Obiettivo: fare 32k a ritmo 4’20’’ andando poi in progressione dal 25°km al 32°.

È così che fresco e rilassato, dopo aver passato un sabato sera in compagnia di amici con annesse birre medie, arrivo nella bella e tranquilla città di Ferrara.
Saremo 1700 runners quella domenica mattina che tra maratona e mezza maratona scorrazzeranno per le campagne e argini del ferrarese, il Castello Estense farà invece da cornice a partenza ed arrivo.

Con fare tranquillo e distaccato ritiro il pettorale e mi aggiro per gli stand sportivi attorno al castello, la giornata non mi vede certo protagonista, il mio ruolo in questa competizione sarà quello della semplice comparsa, le emozioni e l’agitazione del pre-gara non trovano dimora nella mia mente ma preparo tutto metodicamente come se fosse “la gara”, assumo quindi gelatine e alimenti pre-sforzo e sistemo i gel nei pantaloncini, anche le scarpe saranno le stesse che utilizzerò a Vienna.

Dopo l’imbocca al lupo di Gianni Morandi a tutti i partecipanti, alla sorda esplosione dello sparo io e Beppe partiamo, lui con cuffie e musica io con occhiali da sole e mente che vaga fra le nuvole come al solito. Di tanto in tanto ci urliamo i passaggi al chilometro e scambiamo battute con altri runners, i metri e il tempo volano veloci, non c’è il pubblico delle grandi occasioni ma quei pochi sono di una simpatia disarmante come tre vecchietti con banco dei panini al 10°km che tristemente ci dicono che nessuno li apprezza, bambini che scattano foto e qualche automobilista male informato che non capisce cosa stia succedendo.


Io e Beppe come orologi svizzeri stiamo rispettando i tempi profetizzati dal coach anzi andiamo anche più forte e passiamo la mezza in 1:30:30, il percorso si snoda in aperta campagna ed è completamente piatto che più piatto non si può ma nel momento stesso in cui lo pensiamo si erge maestoso di fronte a noi l’argine del Po, è così che dopo una curva a gomito ed una salita di 100 metri con il 15% di pendenza giungiamo in cima.....la vista del fiume stesso ti lascia senza fiato, come un pugno nello stomaco...pensi subito alla parola “immenso”, peccato che non riesca a pronunciarla, un po’ per la sorpresa ma soprattutto perché appena sopra l’argine un vento fastidioso ci chiude la bocca interrompendo il ritmo della nostra respirazione.
Se il pensiero lontano di fare il colpaccio, ossia provare a finire la gara, cercava di farsi luce, in quel momento la luce si era del tutto spenta.
Beppe che negli ultimi chilometri sembrava avere perso un po’ di smalto si è messo di colpo a tirare ed io che non potevo far altro che dimostrare la mia gratitudine mi sono messo in scia cercando di evitare più vento possibile. (grazie Beppe a buon rendere).

Al trentesimo km un gentile ciclista ci avvisa che il peggio è passato e che presto rientreremo tra le splendide e protettive mura degli edifici cittadini, nel frattempo abbiamo quasi raggiunto un gruppo di runners con allenatore al seguito in bicicletta, che meticoloso detta loro i tempi e passaggi ad ogni chilometro e intuiamo stiano tentando di finire sotto le 3 ore.
Beppe mi avvisa che fra un km ci fermiamo come da programma, temporeggio qualche secondo, la luce che pensavo si fosse spenta ora mi acceca, preso da un'energia e una speranza nuova rispondo d’istinto…”Beppe ci provo, male che vada mi fermo al 35°", lui dice che per oggi può bastare e mi incita a crederci e provarci.

Sfrutto la discesa dell’argine per agguantare il gruppetto con allenatore e mi metto in scia al leader del gruppo, tutto vestito di nero, come un buon condottiero, scopro poi chiamarsi Cristiano e deduco sia l’idolo del paese visto che ad ogni incrocio il pubblico lo chiama per nome.
L’allenatore di tanto in tanto mi guarda di sottecchi come se stessi infrangendo qualche regola o rubando l’energia a qualcuno, così ferito nell'orgoglio decido di mettermi a tirare…Cristiano si attacca e immagino ringrazi.
Provo a fare qualche conto mentale e stupefatto che il mio cervello funzioni ancora, vista la forte velocità alla quale lo sto portando, mi rendo anche conto che l’abbattimento del muro è fattibile ma timoroso come San Tommaso decido che non ci crederò se non dal 37°km.
Raggiungo il palloncino delle tre ore (il pacemaker che ti garantisce l’arrivo in tre ore esatte), esitante e timoroso di avere fatto male i miei calcoli gli chiedo se stiamo sotto, lui più cotto di me mi urla "vai vai" e con la mano mi spinge come fanno i tifosi a bordo strada nelle ripide salite di in un giro d’Italia o al tour de France.

Sono ormai a 3 km dalla fine, il 37°km è già passato senza rendermene conto, realizzo che ho in pugno il sogno di molti maratoneti amatori ed in quel istante ho solo paura di perderlo…i polpacci si fanno sempre più duri ed il pericolo crampo è dietro l’angolo, vorrei spingere ancora ma non finché vedo il traguardo mi dico, nascosti dagli occhiali da sole i miei occhi vacillano, cerco di trattenere a stento le lacrime, la mia mente sa che è fatta ma incredula ha paura di comunicarmelo….prendo l'ultima curva a sinistra leggermente "in piega" e supero all'esterno un altro corridore, sulla destra si erge il magnifico castello estense, di fronte a me un tappetto rosso mi indica la via verso il traguardo...il mio muro...accelero come fossi in una rampa di lancio e lo abbatto fermando il tempo in 2:58:36 di real time.



All'arrivo trovo altri corridori, ci scambiamo saluti, gesti d’intesa, con alcuni ci si dá la mano, siamo tutti sconosciuti uno all'altro ma accomunati da una stesso risultato: “Finisher sotto le 3 ore” siamo tutti vincitori.

Arrivo addirittura 55° e mi consegnano anche un premio, ma che maratona è mai questa….ho corso a Londra, Berlino, Barcellona, Valencia e non ho mai visto tanti premi fra pacco gara e premio finale…..che dire…grazie a Ferrara e alla maratona che non ti aspetti…

Ora carico come una molla non vedo l'ora di correre un'altra impresa, di battere un altro muro, di avere una nuova storia da raccontare anche se non so ancora di cosa parlerà, so solo che si svolgerà nella città di Vienna...

A presto.


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