23 novembre, sono passati 6 giorni dalla maratona di
Valencia, le gambe sono ancora affaticate,
si sentono, ti chiamano, ti avvisano, quasi strillano quando scendi le
scale di casa e dell’ufficio, non è dolore, è ricordo, un'altra impresa
conclusa, un’altra medaglia al collo, un nuovo personal best, ed ecco un altro
scalino...si disegna una smorfia involontaria quasi impercettibile lunga la
linea della bocca…. sembra dolore…no aspetta…ora che lo si guarda bene…direi
che è un sorriso….
33°Maraton Divina Pastora Valencia, la mia quarta maratona.
C’erano molte aspettative direi quasi “pressioni” sul
risultato di questa nuova impresa, pressioni che io stesso mi era fatto e che
come al solito non mi hanno fatto chiudere occhio la sera prima della gara. Beh
se devo dirla tutta l’insonnia pre-gara in questo caso è da attribuire in parte
anche al mio ruspante nonché trattorino diesel compagno di stanza Riccardo ma
questa è un'altra storia.
Parlavo di pressioni e aspettative, si perché in effetti 2
mesi prima della gara ho deciso di mettermi a dieta ferrea che nel mio caso
significa mangiare come tutti i cristiani e tagliare corto con pizza, birra e
vino. Nel mio piccolo è stata una vera faticaccia, aggiungete il fatto che con
il mio amico nonché coach nonché podologo Toni si è deciso infine di aumentare
la qualità e l’intensità degli allenamenti portandoli anche a 5 sessioni a
settimana…..tutto questo perché? Per perdere più chili possibili e abbattere
sto benedetto muro delle tre ore e trenta minuti sulla distanza regina.
Il primo punto è stato portato a termine con successo….persi
10kg….il che non ha fatto altro che aumentare le aspettative visto che la mia
corsa si è velocizzata molto e anche un po’ lo stile debbo dire …certo non sembro
proprio una gazzella ma non mi lamento. Non felice di essermi assegnato un obiettivo
piuttosto ambizioso, sull’onda entusiastica della nuova forma fisica, in tutti
i sensi, ho pensato bene di menarla con amici e colleghi dicendo che avrei
fatto una gara epica.
La sveglia suona alle 5.50 abbiamo 10 min per scendere a
fare colazione che dev’essere rigorosamente alle 6, tre ore prima della gara. La
sala è già piena di runners pronti a dare tutto, ci si scambia qualche sguardo
d’intensa, saremo fuori assieme fra poco tutti uniti contro 42 estenuanti
kilometri e 195 metri.
Ci sediamo al tavolo rotondo dello Spakkazza, ognuno di noi
è come un Artù prima della battaglia, dispensiamo consigli sull’alimentazione….io
vado di classiche fette e marmellata, c’è chi di noi invece mangia la pasta,
chi prende affettati e formaggi e chi addirittura prende l’uovo ma ne mangia
solo l’albume...si…siamo proprio invasati.
L’albergo è a seicento metri da partenza e arrivo che sono
situati nella la città delle arti e della scienza e circondati dalle le sue
magnifiche strutture, opera del Calatrava. Il sole fortunatamente splende e si
riflette sull’acqua del canale artificiale che sorge sul vecchio letto del
fiume Turia. Il riflesso disegna nuove ombre e luci sui partecipanti che
dall’alto del ponte, luogo della partenza, guardano in basso il famoso e
strepitoso arrivo costituito da una passerella di legno che percorre il
canale…..”conosci Valencia, batti il tuo primato, correrai sull’acqua ” dice lo
slogan sul sito della competizione….non vedo l’ora di correre sull’acqua
penso….perché se lo farò significherà un’altra medaglia al collo…”cultura del
esfuerzo” recita uno sponsor della gara che mi riporta alla realtà e mi ricorda
che arrivare a correre sull’acqua sarà un “esfuerzo” della madonna, non per
niente questa è la maratona Divina Pastora.
Camminiamo compatti verso la partenza, all’imbocco del ponte
ci salutiamo e ci abbracciamo con Marione che non è in condizione da maratona
ma non molla mai ed è sempre presente alle nostre trasferte e Giosuè “l’Immondo”,
un tennista nuova leva del gruppo e neofita della corsa, insieme faranno la 10
km e quindi partiranno sulla careggiata sinistra del ponte.
Cerchiamo la nostra gabbia di partenza e cerchiamo di
avanzare il più possibile in un mare di
11.000 partecipanti, perdiamo subito Lorenz “il Galvanico” un neo acquisto
dello Spakkazza che correrà la sua prima maratona. Riusciamo ad entrare tutti
nella gabbia azzurra. Ognuno di noi ha i suoi obiettivi e ritmi che vuole o
tenta di rispettare quindi correremo ognuno la nostra gara ma vogliamo partire
tutti assieme per darci un ultimo saluto un ultimo sguardo che ci sia di aiuto
nel nostro percorso perché poi in compagnia o meno ognuno di noi sarà solo con
se stesso a combattere il demone della maratona chiamato “Crisi” che prima poi
lungo il percorso ci farà visita.
Un abbraccio di gruppo, le mani che si incrociano e si
sovrappongono l’una all’altra e un boato esce dalla nostra bocca, più forte
dello sparo che seguirà di li a poco, più forte della paura, più forte della
fatica più forte del demone...si spera.
In un attimo ho passato la linea di partenza con l’indice
sul tasto start del mio garmin…premo e parto….i primi chilometri scorrono
fluidi e veloci, non c’è molto traffico e riesco subito a prendere il ritmo di
5’/km, so che devo stare attendo a non farmi fuorviare dallo “strumento
orologio”, è la sensazione umana che conta, che detta il passo, il respiro…ed
infatti al 5° km mi rendo conto che il mio garmin detta dei ritmi tutti suoi
che non corrispondono alla realtà, sono più lento di quello che dice la “macchina
orologio” e devo quindi tarare la mia andatura ad una stima inferiore che si
attesta sui 4’50’’ al km.
Compreso il ritmo da tenere, corro con l’occhio destro
puntato sul garmin e memore delle maratone passate tengo quello sinistro sulla
famosa linea blu, la linea ideale sulla quale è stata calcolata la distanza
esatta. Così facendo mi perdo molto del paesaggio che mi circonda e cadrò dalle
nuvole quando alla fine mi chiederanno dello stadio, del mare, del porto…e va
beh…non posso distrarmi in questa maratona…testa bassa e via!
Distraggo invece la mente con dei compagni di viaggio
silenti che però diventano un punto di riferimento…ed è così che faccio i primi
km con una signora bruna che costantemente supero per poi ritrovarmela magicamente
davanti fino al 15°quando decide che non può essere amore e mi lascia andare. I
ristori sono perfetti, ed io come un orologio svizzero prendo i miei gel ogni
50 min.
A metà gara decido che il mio nuovo compagno di viaggio sarà
Lino, un ragazzo, mio coetaneo, penso, con scritto appunto “Lino” sulla canotta
che corre ciondolando ritmicamente la testa come se fosse la testa a dare il
tempo alle gambe. Mi perdo ad osservare
questo movimento quasi ipnotico forse anche sonnolento quando per
fortuna vengo svegliato dal pacer delle 3 ore e 30, il mio muro, il limite che
decide tutto per noi amatori di basso livello, insomma, il mio mulino a vento per dirla alla Don Chisciotte…mi
passa, mi svernicia circondato da un nugolo di atleti che gli stanno aggrappati
con i denti…non vogliono mollare…tutti più o meno del mio livello penso. Io
però non mi faccio fregare decido che è meglio starmene defilato e controllarlo
a distanza…se ne avrò ci sarà tempo per rifarmi. Lino decide di stare con me e
corriamo assieme fianco a fianco per diversi km, quando finalmente decido di
rompere la mia timidezza e di far 2 chiacchere col mio amico silente mi volto e
lo guardo…ma Lino corre con una maschera di sofferenza…rosso fuoco… gli occhi
chiusi, la testa ciondola talmente che ho paura si stacchi…mi accorgo che siamo
ormai al 27°km che un po’ tutti quelli attorno a me hanno espressioni simili a
Lino, inizio a sentire i fiatoni e vedere andature caracollanti e allora
capisco…capisco che molti sono stanchi ed anch’io dovrei esserlo ma non lo
sono.
Le gambe sono già di legno, intendiamoci ma non cemento e se
provo a sorridere…sorrido, se faccio dei conti matematici…mi riescono. Porca
vacca sto bene, penso…e allora parto…oggi il demone si è dimenticato di me oppure
è passato e non mi ha visto…mah…in un batter d’occhio passo il pacer delle 3 ore
e 30…altro che sverniciata…mi sento Pietro Mennea nella finale di Mosca del 80’.
Il percorso mi aiuta sembra addirittura in lieve discesa, il pubblico aumenta
ad ogni metro, inizio a corre a fianco delle barriere che separano il pubblico
dai corridori perché ho bisogno anche di loro per trovare nuove energie, ed è
così che leggendo il nome sul pettorale molti iniziano a gridare “animo
Alessio” ci scambiamo applausi vorrei fossero più quelli che io rivolgo a loro…se
lo meritano… ma le braccia sono pesantissime…gli spagnoli sono proprio persone
speciali.
Sono ormai al 40°km, capisco che ormai è fatta, le gambe ora
sono puro cemento armato ma niente e nessuno mi può fermare, un paio di
spagnoli mi sfrecciano a fianco urlando qualcosa tipo…podemos…3:25…vamos….allora
capisco che sarà un nuovo personal best da paura, in un attimo mi sento più
leggero, tutte le pressioni sono andate .…. il percorso si stringe, si passa appena
in tre spalla a spalla sovrastati da un fiume in piena di spettatori, uno
speaker con microfono in mano urla il mio nome e mi da il 5….l’adrenalina
scorga tutta in un colpo e inizia a percorrere il corpo, sale fino al viso dove
incontra una lacrima…una scossa mi pervade ed un brivido mi sveglia dal torpore
della stanchezza rilasciando l’ultima goccia di energia che era rimasta in
qualche angolo nascosto del mio fisico.
Scendo in direzione della città della scienza ed imbocco
l’ultimo rettilineo prima dell’arrivo…ogni tanto si sente ”animo Alessio” poi
di colpo, inaspettato come un tuono in una giornata d’estate, dalla mia
sinistra si alza un urlo ”forza Cero”…so già che sono i miei amici e compagni
che hanno fatto la dieci km, li guardo e dalla mia bocca esce un urlo ancora
più forte…parto a razzo, zigzago fra runners più malconci di me e li supero
come se potessi andare a prendermi l’oro….alzo le mani al cielo come se avessi
vinto un’olimpiade e taglio il traguardo.
Cammino grazie all’inerzia e dopo qualche metro trovo li ad aspettare il Capitano, il mio compagno di stanza, come se fossimo arrivati assieme, ci abbracciamo….è fatta…un’altra medaglia, un altro percorso, un nuovo tempo da battere….3:26:39
Ci ho messo un po' prima di venire a trovarti ma è sempre emozionante e coinvolgente leggere le tue "sensazioni di corsa".
RispondiEliminaComplimenti ancora anche se è passato un bel po' da quella gara; devo dire però che dopo quello che hai fatto a Verona sei diventato veramente un runner di tutto rispetto.
Complimenti anche per la mezza di domenica scorsa e spero di aver occasione di correre ancora con te, magari qualche metro in più di quelli che abbiamo fatto dall'ingresso in griglia fino allo start...
Alla prossima.
Luca